III Domenica di Pasqua

Pubblicato giorno 18 aprile 2021 - Commento, In home page

Non sappiamo dove sia Emmaus, quel nome è un simbolo di tutte le nostre strade, quando qualcosa sembra finire, e si torna a casa, con le macerie dei sogni. Due come noi: «Lo riconobbero allo spezzare del pane», allo spezzare qualcosa di proprio per gli altri, perché questo è il cuore del Vangelo. Spezzare il pane o il tempo o un vaso di profumo, come a Betania, e poi condividere cammino e speranza.

Stanno ancora parlando e Gesù di persona apparve in mezzo a loro, e disse: Pace a voi. Lo incontri e subito sei chiamato alla serenità: è un Signore che bussa alla mia vita, entra nella mia casa, e il suo saluto è un dono buono, porta pace, pace con me stesso, pace con chi è vicino e chi è lontano. Gesù appare come un amico sorridente, a braccia aperte, che ti accoglie con questo regalo: c’è pace per te.

Lo conoscevano bene, Gesù, dopo tre anni di strade, di olivi, di pesci, di villaggi, di occhi negli occhi, eppure non lo riconoscono. E ci consola la fatica dei discepoli a credere. È la garanzia che la Risurrezione di Gesù non è un’ipotesi consolatoria inventata da loro, ma qualcosa che li ha spiazzati. Il ruolo dei discepoli è aprirsi, non vergognarsi della loro fede lenta, ma aprirsi con tutti i sensi ad un gesto potente, una presenza amica, uno stupore improvviso.

E conclude oggi il Vangelo: di me voi siete testimoni. Non predicatori, ma testimoni, è un’altra cosa. Con la semplicità di bambini che hanno una bella notizia da dare, e non ce la fanno a tacere, e gli fiorisce dagli occhi. La bella notizia: Gesù non è un fantasma, è potenza di vita; mi avvolge di pace, di perdono, di risurrezione. Vive in me, piange le mie lacrime e sorride come nessuno. Talvolta vive “al posto mio” e cose più grandi di me mi accadono, e tutto si fa più umano e più vivo.

“Guardate le mie mani e i miei piedi – dice Gesù agli Apostoli – Toccatemi e guardate, non sono un fantasma“.
Cristo e la sua Parola, il Vangelo, non è una apparizione o una illusione, non è un fantasma separato dalla vita reale di ognuno di noi e staccato dal mondo, indifferente e menefreghista della nostra realtà umana. La sua risurrezione non l’ha rintanato nei cieli, ma vive concretamente in coloro che lo amano e lo testimoniano su questa terra. Amore e testimonianza che parte dalle piccole cose quotidiane, consuete e ripetitive, fino a sfociare nelle prove più dolorose di una fede portata fino alla fine, fino allo spargimento del sangue e della perdita della vita. Più che mai oggi stiamo vivendo questi momenti dolorosi di martirio, cristiani uccisi da integralisti religiosi, uomini, donne e bambini massacrati solo perché credono, amano il Cristo e portano il suo nome.

Questi sono i fatti e i segni della passione, queste sono le ferite e le piaghe che tolgono ogni ombra della sua reale presenza di risorto in noi. “Di questo voi siete testimoni, dice il Vangelo”. Testimoni che Cristo non è un mito, un fantasma, ma una persona viva che affascina, attrae e dona vita e salvezza.