Traccia commento Mc 6,1-6

Pubblicato giorno 4 luglio 2021 - Commento, In home page

Fortezza e vulnerabilità

  • La Parola di Dio annunciata in modo vero, come fa Cristo, inchioda gli ascoltatori e li obbliga a una scelta. Ieri ed oggi ancora. Ma ci sarà sempre chi andrà a spulciare sulla vita passata, chi avrà da contestare perché si sente provocato e scottato. Così gli ascoltatori di Gesù si bloccano davanti alla sua famiglia fin troppo conosciuta, troppo normale per credere che in lui operi Dio. Egli è il figlio di Giuseppe il falegname, e sua madre è Maria, un’umilissima donna di Nazaret, nota solo per la sua bontà. Da qui a riconoscerlo come il Salvatore promesso ne deve passare di acqua sotto i ponti!

Non tutti però chiudono gli occhi davanti alla luce di Gesù: i poveri, i malati, gli emarginati, i semplici di cuore lo capiscono, lo seguono e credono in lui. Non l’aveva forse detto anche il profeta Isaia nel passo che Gesù ha letto? «Ai poveri, ai malati, agli umili è annunciato il Regno di Dio». La fede nasce quando guardiamo Gesù con gli occhi del cuore e lo riconosciamo come l’inviato di Dio, nostro Padre.

  • Quando San Paolo scrisse la seconda Lettera ai Corinzi, le difficoltà tra lui e la sua comunità stavano appianandosi. Lo avevano accusato di debolezza e di cedimento; Paolo si mostra forte in Cristo. Gli avevano rimproverato di essere ambizioso; rivela qual è la sua vera ambizione. Paolo aveva tutte le ragioni per farsi valere: dai titoli più brillanti dell’ebraismo fino alle grandiose esperienze mistiche, del tutto eccezionali. Più d’un motivo lo frenava. Ma di fronte alle difficoltà sperimentate su di sé valeva la semplice risposta di Dio: «Ti basta la mia grazia». Egli è uno strumento tra le mani di Dio. Dietro fragilità, debolezze e limiti, deve trionfare la forza di Cristo. Anche in noi.

HANNO SBAGLIATO INDIRIZZO

Il Padreterno sta passeggiando per il Paradiso…

Sotto un lampione di stelle vede un gruppetto di Santi che stanno discutendo fra di loro e si avvicina.

Sono San Giuseppe, Sant’Antonio e San Francesco.

Il Padreterno nota l’aria mortificata di San Giuseppe e sente che dice: ”Mi dispiace che le sperequazioni arrivino persino in Paradiso. Ne sono desolato, Francesco mio: a te un Paternoster una volta tanto, quando il confessore lo dà per penitenza ai suoi fedeli, a me, invece, arrivano puntualmente duecento Paternoster al giorno, anche da uno solo dei miei devoti…”.

“Non te la prendere, mio caro Giuseppe”, interviene Sant’Antonio, “A me ne dicono tredici ogni volta che smarriscono qualcosa e, siccome di cose se ne perdono tante, io finisco per totalizzarne sempre più di te.”

Proprio in quel momento passa di lì Santa Rita. “Scusate se mi intrometto”, dice con dolcezza, “ma io sono più desolata di San Giuseppe. Se non fossi già in Paradiso, temerei per la mia umiltà. A me di Paternoster ne arrivano così tanti che non riesco assolutamente a contarli…”.

Il Padreterno ha orecchiato e passa oltre ma, tornato al suo tavolo, scrive un biglietto e chiama uno dei suoi angioletti segretari.

Senti piccolo”, gli dice, “scendi sulla terra e fà sapere ai miei figli che almeno un Paternoster al giorno lo indirizzino anche a me… Mi sembrava di aver capito che questa fosse l’intenzione di mio Figlio.”