Traccia commento Mc 6,30-34

Pubblicato giorno 16 luglio 2021 - Commento, In home page

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla

Gesù “si commuove – è l’ultima frase del Vangelo di questa domenica – si commuove vedendo la folla, perchè erano come pecore senza pastore”.

L’esperienza del popolo di Israele, mi riferisco alla prima lettura del profeta Geremia, è stata una esperienza dolorosa e disgregante. Chi doveva condurre e guidare il popolo l’ha disperso e fatto perire, si sono rivelati infedeli e falsi, non occupandosi del gregge e lasciando che le pecore si smarrissero e disperdessero. Si sono sentiti padroni e gestori, dominando ed esercitando su di essi il potere. “Ma radunerò io stesso – dice il Signore – il mio gregge e lo farò tornare al loro pascolo“.

E Gesù ci ha indicato precisamente e senza equivoci quale è la strada: il servizio. Farsi servi, come Lui, Cristo, che è venuto per servire e non per essere servito. Ogni vescovo e sacerdote, prima di essere ordinato tale, viene in primo luogo ordinato “diacono”, cioè servitore degli altri. Pastori, non padroni, ma servi. Annunciatori della Parola, che non è nostra. Testimoni di una Persona che è Re, ma che si fa schiavo.

Lui, Cristo, unico, vero Pastore e maestro di noi, suo popolo

Abbiamo sempre paura che il riposare, lo “staccare la spina” dal lavoro, il non prendersi carico di tutte le cose da fare, sia segno di pigrizia e anche moralmente negativo. Eppure il riposo ha un valore fondamentale proprio dal punto di vista divino. Gesù tante volte “rompe” il riposo del sabato operando guarigioni e permettendo ai suoi discepoli di procurarsi il cibo se avevano fame, ma non perché percepisse il riposo come negativo, ma perché quel riposo religioso del sabato era diventato più una regola contro l’uomo che un dono per l’uomo. Gesù è venuto a riportare l’uomo al centro della religione con le sue regole e consuetudini. Se si elimina il bene dell’uomo allora si elimina anche Dio stesso che è Amore.

Il riposo quando ci fa ritrovare il giusto equilibrio con noi stessi e con il prossimo, allora ci riporta anche a Dio che ha l’uomo al centro di ogni Suo interesse e operato.

Gesù non va in vacanza, quindi continua ad insegnarci e testimoniarci (nel suo Vangelo) che il vero tempo ben speso della vita non sarà mai quello del guadagno fine a sé stesso, ma il tempo che ci ha portato a crescere nell’amore per noi stessi e per il prossimo, il tempo speso per la riconciliazione e la pace, il tempo nel quale ci prendiamo cura gli uni degli altri. Se diventiamo schiavi del lavoro e facciamo diventare schiavi del lavoro gli altri, se ci dimentichiamo del bene del prossimo e alla fine anche del nostro vero bene, allora sì che abbiamo mandato in vacanza Gesù dal nostro cuore, e allora sì che il riposo, quello vero del cuore, è finito!

OGGI E’ PRIMAVERA

Un giorno, un uomo non vedente stava seduto sui gradini di un edificio con un cappello ai suoi piedi ed un cartello recante la scritta: “Sono cieco, aiutatemi per favore“. Un pubblicitario che passeggiava lì vicino si fermò e notò che aveva solo pochi centesimi nel suo cappello. Si chinò e versò altre monete, poi, senza chiedere il permesso dell’uomo, prese il cartello, lo girò e scrisse un’altra frase. Quello stesso pomeriggio il pubblicitario tornò dal non vedente e notò che il suo cappello era pieno di monete e banconote.

Il non vedente riconobbe il passo dell’uomo: chiese se non fosse stato lui ad aver riscritto il suo cartello e cosa avesse scritto. Il pubblicitario rispose: “Niente che non fosse vero! Ho solo riscritto il tuo in maniera diversa“, sorrise e andò via.

Il non vedente non seppe mai che ora sul suo cartello c’era scritto: “Oggi è primavera ed io non la posso vedere“.