Ognuno di noi, in un modo o nell’altro, subisce la seduzione del potere e l’attrazione del dominio, affascinati dal sentirsi “primi” e stregati dall’essere riveriti e venerati. E’ un istinto naturale che, per realizzarlo, corriamo il rischio di scendere a compromessi con la nostra coscienza e di trovare espedienti e artifici spesso indecorosi e sconvenienti.
Anche all’interno delle nostre comunità ecclesiali, dentro i movimenti, gruppi e associazioni, questa tentazione attecchisce e fa presa, agevolata oltre il dovuto da chi ha il compito di accompagnare e guidare. Se così fosse, c’è da ristabilire un ordine e ripristinare dei valori. “Fra voi – dice Gesù nel Vangelo – fra voi non è così: chi vuol essere grande, sia servitore e chi vuol essere primo, sia servo“.
Servitori, capaci di slanci di amore e solidarietà, e servi, schiavi, perché i padroni della nostra vita sono le necessità e i bisogni dei nostri fratelli. Non è cattiva cosa voler essere primi, purché lo siamo nel perdono, primi nell’aiutare chi ha bisogno, primi nella solidarietà, nella partecipazione, nell’accoglienza. Tentar di essere come Lui, Cristo, e stare dalla sua parte, scendendo dai piedistalli che ci siamo costruiti o sui quali ci hanno collocati, con o senza merito nostro.
Servi, e servi di tutti, dice Gesù. Non solo delle persone a cui vogliamo bene, i genitori per esempio, gli amici, coloro che ci sono in qualche modo simpatici e piacevoli. Di tutti, anche di chi non merita o ha fatto qualche sgarbo e offesa. Servitori di tutti, perché – continua il Vangelo -“il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita“, per tutti, senza privilegi né emarginazioni, senza pretendere medaglie o riconoscimenti, ma con gratuità e amore incondizionato.
GESU’ NON HA BUONA MEMORIA
Sulla Croce durante la sua agonia il ladrone gli chiede di ricordarsi di lui quando sarebbe entrato nel suo regno. Se fossi stato io gli avrei risposto, “non ti dimenticherò, ma i tuoi crimini devono essere espiati, con almeno 20 anni di purgatorio”, invece Gesù gli rispose “Oggi sarai con me in Paradiso“.
Aveva dimenticato i peccati di quell’uomo. Lo stesso avviene con Maddalena e con il figliol prodigo. Gesù non ha memoria, perdona ogni persona, il suo amore è misericordioso».
Gesù non conosce la matematica, lo dimostra la parabola del Buon Pastore. Aveva cento pecore, una di loro si smarrì e senza indugi andò a cercarla lasciando le altre 99 nell’ovile. Per Gesù uno equivale a 99 e forse anche di più.
Gesù non conosce né finanzia né economia.
Nella parabola degli operai della vigna, il padrone paga lo stesso stipendio a chi lavora al mattino e a chi inizia a lavorare il pomeriggio. Ha fatto male i conti? Ha commesso un errore? No, lo fa di proposito, perché Gesù non ci ama rispetto ai nostri meriti o per i nostri meriti, il suo amore è gratuito e supera infinitamente i nostri meriti. Gesù ha i “difetti” perché ama.





